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domenica 19 giugno 2022

Sapere e liberazione

di Massimo Piermarini

Il lavoro è sempre presente nell’orizzonte del modo di produzione capitalistico. Esso
certamente non ha più nulla a che fare, se ci riferiamo alle sue determinazioni extra-
economiche, con l’idea produttivistica dello sviluppismo e con la cosiddetta “ideologia
del lavoro”. Nel capitalismo attuale, nel quale la componente cognitiva acquista sempre
più importanza, intervengono importanti innovazioni che interessano lo statuto del
lavoro vivo. Infatti, la produzione della ricchezza avviene tramite la conoscenza stessa,
grazie all’attività cognitiva e relazionale dei soggetti.
Capacità cognitive e attività di relazione sono diventate due facce della stessa medaglia,
inscindibili una dall’altra, e stanno alla base del general intellect, ovvero
dell’intellettualità diffusa, già preconizzato da Marx nei Grundrisse (1) . Quello che Marx
chiamava general intellect è la nuova fonte principale di (plus)valore ma è perché
diventi produttivo ha bisogno dunque di «spazio», cioè di un luogo, sia pur virtuale, in
cui sviluppare una rete di relazioni. Altrimenti, se resta incorporato nella singola
persona, diventa fine a sé stesso. Magari attua un processo di valorizzazione individuale
ma non il si realizza come valore di scambio per l’accumulazione della ricchezza, cioè
non funziona come una «merce».

sabato 18 giugno 2022

Trionfo del capitalismo finanziario o riapertura della via al Socialismo?

di Silvana Niutta


A marzo del 2022, Tyler Durden, in un’intervista rilasciata a Domenico Moro, dice che “Gli Stati Uniti hanno militarizzato il dollaro limitandone l'uso da parte di paesi che l'amministrazione vuole punire, come l'Iran e la Russia. Questa è la campana a morto per il dollaro. Una valuta di riserva dovrebbe essere disponibile per tutti, non solo per le nazioni che scegliamo. I paesi di tutto il mondo si stanno rendendo conto che non ci si può fidare degli Stati Uniti e che chiunque può essere escluso dal sistema rapido per un capriccio. Le materie prime sono la base per la nuova valuta che ancora non c'è ma non sarà né il dollaro né l'euro”.

La maggior parte dei conflitti, da un secolo a questa parte, sono scoppiati per stabilire il predominio di un solo impero sul pianeta. L’Occidente anglosassone si era fatto l’idea che Cina e India sarebbero rimasti incubatrici di manodopera a basso costo, senza poter mai raggiungere l’emancipazione dall’Occidente. Cosa che invece è avvenuta in Cina, anche a livello tecnologico, e l’India sta avanzando rapidamente. I vari colpi di stato in America latina, il finanziamento dei regimi dittatoriali di molti stati africani e la fine dell’URSS, la destabilizzazione del Medio Oriente e l’avanzamento sempre di più verso i confini della Russia, sono sentori di un occidente sempre più in declino, che ha creato un potere dominante basato sui mercati azionari, le armi e il petrolio.

Basta pensare che il PIL dei BRICS è di 60 trilioni di dollari rispetto ai 37 trilioni dei paesi del G7. Il PIL dei primi è quasi interamente basato sull’esportazione di materie prime, rispetto al PIL del G7 principalmente legato a mercati azionari, armi e petrolio. 

La crisi radicata nei paesi arabi trae le sue origini dai confini a figure geometriche tracciate da Churchill e dall’egemonia delle sette sorelle che dominarono il mercato del petrolio dagli anni ‘40 fino al 1973, anno della crisi determinata dall’attacco di Egitto e Siria contro Israele. I paesi dell’Opec appoggiarono i paesi anti americani e sospesero le esportazioni del petrolio fino al 1975. Questi fatti spinsero i paesi occidentali a sfruttare altre risorse, quali il gas e l’energia nucleare.

Dalla fine del Gold standard agli accordi di Bretton Woods e il loro successivo abbandono, alla fine degli anni ‘60, l’Occidente ha trasformato progressivamente la propria economia, sganciata dalla produzione reale, agganciandola, invece, ad una liquidità monetaria senza fine gestita da pochi individui, legati principalmente ai paesi dell’Occidente anglosassone, e all’attività predatoria delle materie prime di molti paesi del sud del mondo, dove governi dittatoriali sono soggiogati dal FMI e dalla Banca mondiale, tramite il finanziamento di fondi per lo sviluppo, che li tengono per la gola. Di fatto, il finanziamento serve, in minima parte, a sorreggere i governi mentre la maggior parte viene utilizzata per l’estrazione di materie prime utili all’industria tecnologica, quasi a costo zero, per conto di grandi corporations. Non solo. L’occupazione di vaste aree agricole per piantagioni e allevamenti intensivi (land grabbing e water grabbing) da parte dei paesi predatori, ha eradicato i popoli autoctoni, costretti a emigrare verso il nord del mondo, senza mai riuscire a integrarli, per diversità culturali e per la annosa crisi economica che devasta l’occidente da circa mezzo secolo. Una crisi voluta dal modello economico neoliberista, al fine di ristabilire la leva del potere in mano a pochi eletti che avrebbero esportato il modello globalista in tutto il pianeta.

Negli ultimi anni, la militarizzazione del dollaro ed altre armi economiche sono state usate sempre più di frequente dagli Stati Uniti, ad esempio contro Russia, Iran, Corea del Nord, Venezuela, Cina, Cuba, Nicaragua, Turchia, Libia, Siria e un certo numero di altri Paesi (anche contro gli alleati) e attori internazionali. Nel 2020 gli Stati Uniti erano in contrasto con la maggior parte dell’umanità in tutto il mondo.

Tuttavia, dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008-2010, il processo di de-dollarizzazione ha iniziato ad accelerare il passo nell’economia mondiale. Come si è visto in precedenza, il processo di de-dollarizzazione comporta anche un significato politico e militare e gli ultimi avvenimenti bellici nel cuore dell’Europa ce lo confermano, la deindustrializzazione dei paesi europei, principalmente trasformatori delle materie prime e la digitalizzazione, che ci stanno portando verso il grande reset, come enunciato dal presidente del forum economico di Davos.

Le politiche di privatizzazione degli asset pubblici strategici, i capi di governo dei vari stati e delle istituzioni sovranazionali (nominati e imposti secondo il nuovo modello dei Chicago Boys, diffusori della dottrina monetarista, e spesso appartenenti a think tank o masterizzati nelle varie università di Yale o della London school of economics), la difficoltà dei politicanti dei paesi influenzati dal dominio economico e militare statunitense di recidere il cordone ombelicale, sta facendo precipitare nel baratro, alla stregua dei paesi del terzo mondo, anche i paesi europei, e  in principal modo l’Italia, costretti ad applicare le sanzioni alla Russia, lasciando così morire l’economia e l’industria nazionale. 

Le classi politiche dominanti corrotte sono ormai incapaci di prendere decisioni contrastanti il modello liberista e la popolazione vive gravi situazioni di disagio e difficoltà economiche sempre più pressanti. Questa continua stretta del cappio attorno al collo di intere famiglie e lavoratori dovrebbe essere sul punto di spezzarsi. Al momento l’astensione dai seggi elettorali aumenta, ma una nuova classe politica, in grado di trainare le masse verso il riscatto dai continui soprusi subiti, fa fatica a decollare.

Secondo quanto sostiene Michael Hudson, “questo rappresenta l’apice della strategia politica del “capitalismo finanziario”: “catturare il settore pubblico e trasferire il potere monetario e bancario” a Wall Street, alla City di Londra e ad altri centri finanziari occidentali. L’intero Sud del mondo riconoscerà facilmente il modus operandi imperiale: “La strategia dell’imperialismo militare e finanziario degli Stati Uniti consiste nell’instaurare oligarchie e dittature clienti, e alleati arrugginiti per unirsi alla lotta contro avversari designati sovvenzionando non solo i costi di guerra dell’impero, ma anche i programmi di spesa interna della nazione imperiale”. Questa è l’antitesi del mondo multipolare auspicato da Russia e Cina”.

Così il peso del giogo si fa sempre più pressante fra i popoli del sud del mondo che hanno smesso di credere alla beneficenza delle grandi corporations presenti sui territori, avendo pagato con la vita, lo sfruttamento e lo schiavismo le politiche imposte dai potenti occidentali e si estende anche al resto del mondo, soprattutto ai paesi satelliti degli USA.

Con il libro “Il destino della civiltà: capitalismo finanziario, capitalismo industriale o socialismo”, Michael Hudson, uno dei principali economisti indipendenti del mondo, ci ha fornito probabilmente il manuale definitivo su dove siamo, chi comanda e se possiamo aggirarli.

La politica parassitaria statunitense, dalla caduta del muro di Berlino fino all’arrivo di Putin, ha aperto la strada ad una nuova guerra fredda condotta, non solo contro la Russia e la Cina, “ma contro tutti i paesi che si oppongono alla privatizzazione e alla finanziarizzazione sotto il patrocinio degli Stati Uniti”.

La domanda che oggi dobbiamo porci è se vogliamo che “denaro e credito, terra, risorse naturali e monopoli siano privatizzati e concentrati nelle mani di un’oligarchia rentier o usati per promuovere prosperità e crescita generali. Questo è fondamentalmente un conflitto tra il capitalismo finanziario e il socialismo come sistemi economici”.

A tal fine, Hudson propone “un programma di contro-rendita che dovrebbe essere il progetto definitivo del Sud del mondo per uno sviluppo responsabile: proprietà pubblica dei monopoli naturali; infrastruttura di base chiave in mano pubblica; autosufficienza nazionale – soprattutto, nella creazione di denaro e credito; tutela dei consumatori e del lavoro; controlli sui capitali – per impedire l’assunzione di prestiti o la denominazione di debiti in valuta estera; tasse sul reddito da lavoro come l’affitto economico; tassazione progressiva; una tassa fondiaria (“impedirà che l’aumento del valore locativo della terra sia impegnato alle banche affinché il credito aumenti i prezzi degli immobili”); utilizzo del surplus economico per investimenti di capitale tangibile; e l’autosufficienza alimentare nazionale”. Quindi, una soluzione in controtendenza al modello liberista predatorio. L’autosufficienza dei Paesi nella produzione di cibo, energia, tecnologia e altri bisogni di base e un coordinamento militare, comprendente anche la Cina, per difendersi dalla “militarizzazione del capitalismo finanziario incentrato sugli Stati Uniti” e per liberarsi del “debito dollarizzato”.

La soluzione è quella di socializzare i monopoli naturali come la terra e le risorse naturali in modo che vengano utilizzati per finanziare la crescita interna e l’edilizia abitativa, sganciandosi dalla monetarizzazione privata della finanza internazionale e riprendendo il controllo delle casse nazionali, se vogliamo andare in una direzione multipolare, come è giusto che sia, abbandonando il mercato unico globale. 

Sembrerebbe questa la via per il nuovo modello economico sociale che andrebbe a soppiantare la dittatura del dollaro e della moneta privata. Insomma, si tratterebbe di ripercorrere dei nuovi sentieri, come indicato anche dalla nostra Carta Costituzionale.

Bibliografia per approfondire:

Hudson M. - The Destiny of Civilization: Finance Capitalism, Industrial Capitalism or Socialism, 2022

Lang Q. - L' arco dell'impero. Con la Cina e gli Stati Uniti alle estremità, 2021

https://www.sinistrainrete.info/estero/22819-domenico-moro-la-guerra-e-il-declino-del-re-dollaro.html

https://L’Armageddon del dollaro USA si avvicinacomedonchisciotte.org/larmageddon-del-dollaro-usa-si-avvicina/

http://www.progettoalternativo.com/2022/03/gli-stati-uniti-hanno-militarizzato-il.html




domenica 12 giugno 2022

LA BCE alza i tassi d'interesse

di Franco Bartolomei 

Alzare i tassi  di interesse in funzione antinflattiva, come farà la BCE, produce nella situazione attuale solo un consolidamento della stagnazione se non addirittura un inizio di recessione nelle economie europee, e non avrà una incidenza significativa in termini proporzionali sul livello dell'inflazione.
La spirale inflattiva  attuale, infatti, non è il prodotto di una crescita della domanda, ma il frutto voluto e consapevole delle scelte della Fed, finalizzato ad assorbire le pendenze debitorie  enormi che gravano sul sistema bancario e finanziario in conseguenza della esplosione della bolla finanziaria speculativa del 2007/2008, aggravato improvvisamente dalle tensioni indotte sul mercato delle materie prime dalla guerra e dalla crisi del commercio internazionale.
Questa scelta di copertura rischiosissima del sistema finanziario atlantico significa alimentare il nemico mortale costituito dalla coincidenza di recessione ed inflazione che si abbraccia per reggere ancora una volta il culo alla tenuta della economia americana che campa a debito sulle spalle del mondo intero e dell'Europa stessa.

giovedì 9 giugno 2022

Da “Il capitale finanziario oltre il capitalismo”

Da “Il capitale finanziario oltre il capitalismo”

Ed. Punto Rosso – Febbraio 2221

Di Sandro Valentini

Il capitale finanziario


Nell’ analisi strutturale di Marx la distinzione tra capitale produttivo e capitale finanziario, sia pur nella loro sostanziale unitarietà, è precisa. Il capitale finanziario è cosa ovviamente ben diversa dal capitale commerciale e di credito che aveva avuto una parte rilevante nelle società mercantilistiche precapitalistiche. Sorge e si sviluppa con il formarsi delle società per azioni. Questa distinzione permette a Marx di stabilire il modo proprio del capitale finanziario di regolamentare totalmente la società, in qualche misura autonomamente dallo stesso capitale produttivo. Egli infatti vede nel capitale finanziario, tramite appunto le società per azioni e il credito, non solo il semplice processo di produzione e di scambio, ma ne individua anche un livello più alto che determina il suo ruolo preminente sull’intera società. Il capitale finanziario dunque come intelligenza reificata del processo sociale. La forma di una società a capitalismo maturo è quella in cui la funzione sociale del capitale è resa dominante dal momento finanziario.

martedì 7 giugno 2022

Russia

Con qualche semplificazione, ciò che sta emergendo nella stampa internazionale è che la Russia sta vincendo la guerra economica che le è stata dichiarata.
Ora, la ragione per cui questo sta avvenendo è interessante.
 
La Russia in termini di PIL oscilla tra il 2 e il 3% del PIL mondiale.
 
Il blocco che le si oppone (USA + UE + Oceania e Israele) rappresenta il 50% del PIL mondiale. Se fosse una guerra reale, sembrerebbe senza storia.
 
Tuttavia da questo quadro emerge un pregiudizio teorico fondamentale che accomuna l'intero Occidente in una macroscopica illusione ottica. Noi, la parte del mondo dove il capitalismo è nato ed è cresciuto per primo, abbiamo oramai introiettato l'idea che il potere stia nell'economia e che l'economia sia il denaro: dunque chi possiede più denaro possiede più potere, punto.